Mercato immobiliare non residenziale: volumi record
Gli investimenti raggiungono il totale di 3,2 miliardi. Si conferma il miglior periodo di sempre per il settore immobiliare non residenziale.
Tornano ad incidere significativamente sul totale gli investitori stranieri, con l’arrivo di nuovi player nel nostro mercato, tanto che la quota di investimenti in arrivo dall’esterno arriva all’82%.
Il Sole24 Ore è in grado di anticipare in esclusiva il recupero che ha interessato tutte le asset class, grazie anche alla progressiva uscita dall’emergenza sanitaria e la conseguente diminuzione delle incertezze che hanno caratterizzato il biennio appena trascorso.
Si ha meno paura anche del rischio.
La ricerca di immobili di qualità e con standard di sostenibilità è infatti oggi vista come un’opportunità dagli investitori: investire in immobili con grande potenzialità in termini di sostenibilità e qualità infatti rappresenta un’occasione di medio termine non indifferente.
Uffici vuoti, ma i capitali arrivano ancora
Molti si domandano che fine faranno gli uffici, che ancora si presentano semi – vuoti per via della pandemia.
Il settore sta vivendo un cambio di tendenza dopo le incertezze e le preoccupazioni legate alla pandemia e alla diffusione dello smart working, attirando in Italia player che da anni non si affacciavano più al nostro mercato e facendo registrare transazioni di dimensioni medie maggiori rispetto a quanto visto in passato.
Milano continua a dominare la scena e si registra anche un interesse per location non solo centrali, ma anche periferiche.
E’ durato però poco il respiro di sollievo in tema di vendite di casa in Italia.
Il Covid non ha frenato il mercato anzi ha spinto a cambiare casa per avere piu spazio, spesso esterno e magari una seconda abitazione per lunghi fine settimana.
Ma nel giro di poco tempo gli scenari economici si sono complicati a causa delle tensioni legate alla guerra in Ucraina.
A tale riguardo, sarebbe auspicabile che le istruzioni monetarie europee rivedessero le scelte di rialzo dei tassi di interesse verso cui si stavano orientando, in modo da venire incontro alle esigenze di famiglie e imprese preservando favorevoli condizioni economiche di accesso al credito.
L’identikit di chi richiede il mutuo
Dall’analisi di chi ha richiesto un mutuo nel 2021, il 48,3% è coniugato. Il 36,1% è single, con una prevalenza degli uomini (58,5%) sulle donne (41,5%), sostanzialmente stabile nel corso dell’anno.
Analizzando il panel per fasce d’età, i dati raccolti evidenziano nella fascia 35 -44 anni il maggior numero di richiedenti (34,8%), seguita da quella dei giovani tra i 25 e i 34 anni che rappresentano in media il 25,1% su base annua.
Una piccola quota, seppur significativa (2,6%), si registra nella fascia d’età dei giovanissimi (18-24).
Le altre richieste si dividono equamente tra le fasce 45 – 54 per il 18,6% e over 55 per il 18,9%. La netta maggioranza (77,8%) sono lavoratori a tempo indeterminato, seguiti dalle partite Iva ( 8,4%), dai lavoratori a tempo determinato (7%) e dai pensionati (6,8%).
Analizzando, infine, le pratiche raccolte nel 2021, oltre il 97,2% si conferma destinato all’acquisto della prima casa, mentre i mutui richiesti per comprarne una seconda rappresentano il 2,8%.